Negli ultimi mesi Ostia è tornata alla ribalta delle cronache nazionali con un’immagine sconvolgente che trascina la città nell’oblio delle coscienze e nei più bassi meandri dell’Immaginario collettivo. Ma si intravede una luce, in fondo al buio.
Una città ferita nell’orgoglio di chi sa di fare impresa sana, “libera ” o “pulita”, al contrario di come è stata definita sui network nazionali. Attività che attraversano generazioni, per arrivare a quei giovani che hanno ancora il coraggio di investire nella realtà in cui sono cresciuti e a quelle aziende romane o nazionali che operano in questa città da anni.
L’opinione pubblica è contraria: radio, giornali e tv, non fanno altro che parlare di una città vittima della mafia. Ostia è vittima?
E se, partendo da alcuni fatti certamente accaduti (magistratura e forze dell’ordine hanno tutto il nostro rispetto), si fosse autoalimentata una micidiale gogna mediatica ai danni di una delle città italiane dalle più grandi ed inespresse potenzialità?
OSTIA SONO IO è la nostra risposta: una campagna di informazione dove gli intervistati parlano di temi delicati, importanti, raccontano storie inaspettate, ci fanno scoprire pillole di bellezza incredibile e sconosciuta.
Si ribellano. Come commercianti, ma anche come cittadini, perché le figure molto spesso collimano. E non si riconoscono nella rappresentazione esacerbata che certi media hanno dato in pasto all’opinione pubblica.
Negozi in cui di sovente l’attività è stata tramandata per generazioni, adattando la vendita alle nuove esigenze, pur mantenendo la costruzione di un rapporto diretto tra cliente e negoziante, sulla reciproca fiducia.
Scopriamo allora storie che rappresentano un tassello di cultura della città. Non solo, assurgono al ruolo di ossatura del tessuto sociale, ancor prima che economico: ne dettano spesso orari, spazi di pertinenza, direttrici di trasporto. Ne conferiscono la sicurezza. Le Insegne danno colore. E calore.
Alessandro, ad esempio, si dichiara innamorato di Ostia, mentre Diletta, alla domanda su fenomeni di estorsione, risponde con uno sguardo onesto e fiero che se così fosse stato, avrebbe scelto di chiudere i battenti della sua attività cinquantennale, ribadendo che Ostia ha abitanti laboriosi, onesti, per bene. “Familiare”, dirà Eugenio.
Commercianti storici e nuove leve, ma anche giornalisti ed esponenti della fluente vita culturale che questa parte di Roma sa offrire.
Ostia ha valori insediativi, comunitari, paesaggistici, turistici, commerciali che devono essere recuperati e ripensati per delineare l’identità di una città che sappia assorbire questa crisi.
Ostia Sono Io vuole essere una diversa angolazione, uno spunto di riflessione, uno stimolo a fare.
Perché sia la trasformazione di una crisi in un’opportunità senza eguali.
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