Una data attesa quella di oggi per oltre 5mila impianti sportivi della Capitale, ma con poche aspettative.
La Confederazione dello Sport di Confcommercio Roma ha analizzato lo scenario dei prossimi mesi alla luce della riaperture concesse dal Governo che però non per tutte saranno tali. La provincia di Roma conta, nei settori profit e no profit, circa 5.000 società sportive e di queste 1.500 rappresentano il mondo variegato delle palestre tout court. Altrettante palestre sono inserite in centri sportivi polivalenti.
I dati in possesso di Confcommercio dicono che circa il 30% di questo universo mondo, vale a dire un migliaio di palestre, oggi non riaprirà.
Secondo Luca Stevanato, presidente della Confederazione, «buona parte di quelle che hanno deciso di non riaprire ritengono sia opportuno aspettare momenti migliori e quindi progettano di non riprendere a lavorare ora, ma l’altra parte, altrettanto consistente, che non riaprirà e che occupava istruttori, segreterie, manutentori e così via con un forte indotto economico in termini di consumi, rappresenterà una parte di economia persa».
C’è poi il problema dei rigidi protocolli per la riapertura che non permette, ad esempio, l’uso delle docce e questo potrebbe allontanare molto chi in palestra va ad esempio durante la pausa pranzo per poi dover tornare a lavoro.
Ma il problema è anche per le piscine: «C’è da considerare che normalmente la stagione sportiva di una piscina al chiuso termina il 15 luglio – spiega Stevanato – quindi sarebbe follia riportare a temperatura l’acqua della piscina prima di settembre. Aspettiamo le riaperture, anche se sappiamo che molti non riusciranno a reggere il costo delle quote fisse delle utenze (70% della normale bolletta energetica), degli affitti, delle manutenzioni».
Poi c’è il discorso degli ingressi contingentati, del limite numerico dei soci per le lezioni di gruppo, tutte restrizioni che potrebbero comportare l’allontanamento dei clienti abituali.