Ristoratori e commercianti disperati alla notizia che il Lazio possa entrare in zona rossa a partire da lunedì: “Aiuti subito”.
Oggi la decisione. D’Amato: “L’indice Rt è alto ma gli ospedali non sono in crisi”
Con le regole potrebbe riaprire la ztl e domenica giornata ecologica senz’auto.
L’ultima parola arriverà oggi ma la strada sembra essere già segnata: da lunedì il Lazio entra in zona rossa per almeno due settimane e non si esclude che il provvedimento venga poi esteso anche al weekend di Pasqua. Ciò significa che chiuderanno ristoranti, bar (consentito l’asporto e le consegne a domicilio), parrucchieri, barbieri, estetiste, musei, negozi al dettaglio, fatta esclusione delle attività commerciali di prima necessità, come alimentari, tabaccai, edicole, farmacie e para-farmacie, lavanderie e servizi di pompe funebri. Stop anche alle scuole, di ogni ordine e grado.
Le categorie della ristorazione e quelle legate al commercio parlano di un «disastro senza fine».
«Anche quest’anno è segnato – commenta il numero uno della Fipe Confcommercio Sergio Paolantoni – torniamo indietro come nel gioco dell’oca e ci troviamo nelle stesse condizioni di un anno fa, perché dire zona rossa equivale a parlare di lockdown».
La categoria – che si sente tra le più penalizzate dalla pandemia – ha già visto «chiudere mille imprese legate alla ristorazione – prosegue Paolantoni – ora rischiano di chiudere altre 2-3 mila aziende, l’equivalente del 15% del settore romano».
La zona rossa ricadrà anche sulle altre attività commerciali: «Speriamo che almeno dopo vengano garantite due condizioni – commenta Romolo Guasco, direttore della Confcommercio – ristori certi, e non solo indennizzi, e un abbassamento delle imposte locali, come chiesto dalla sindaca all’esecutivo per la Tari».
Nella Capitale e in provincia ci sono circa 200 mila attività «Di queste dal 2020 ai primi mesi del 2021 ben 16 mila – conclude Guasco – hanno chiuso e le perdite in termini di fatturati per i prossimi giorni di stop equivarranno a 500 milioni».