Strade vuote, marciapiedi deserti e sui pochi clienti in circolazione prescrizioni che, se male interpretate, imporrebbero agli esercenti di tenere ad un metro di distanza tra di loro anche moglie e marito. Con la chiusura alle 18.00 di bar e ristoranti si completa l’agonia iniziata oltre venti giorni quando per le imprese cominciava la progressiva perdita di clientela che da questa sera si tradurrà in uno zero assoluto.
“Per molte delle nostre imprese è sempre più difficile restare aperti in queste condizioni – commenta Giancarlo Deidda, commissario di Fipe Confcommercio Roma – ma occorre grande senso di responsabilità per continuare a dare un servizio anche ai pochi clienti rimasti nel pieno rispetto delle misure sanitarie previste e per non spegnere completamente la città. La chiusura dei pubblici esercizi alle 18.00 chiarirà, semmai ce ne fosse ancora bisogno, il ruolo delle nostre imprese per la vivibilità e la qualità della città. Adesso è il momento dell’unità d’intenti ma dalle istituzioni ci aspettiamo interventi chiari e forti anche a sostegno di imprese e lavoratori”.