A bar, ristoranti e hotel la guerra russo-ucraina è già costata due milioni di euro. Meno incassi per la riduzione dei turisti, ma soprattutto più spese per le forniture di materie prime (alimentari ed energia in primis) e per i trasporti delle merci. Con il merluzzo salito del 20 per cento e la carne di maiale del 30, il settore vuole mettere un freno ai rincari per evitare o quanto meno limitare di ritoccare i listini: la Fipe Confcommercio è pronta a lanciare una piattaforma d’acquisto con i maggiori distributori di cibi e bevande per provare a congelare i prezzi delle commodities.
Con l’avanzamento del conflitto, il tempo a disposizione è poco. E già in settimana la sigla che racchiude i principali attori della somministrazione romana vuole chiudere i primi accordi con i maggiori fornitori: sul fronte delle derrate alimentari si fanno i nomi del gruppo Marr (della famiglia Cremonini), di Capecchi, di Natural Catering, di Maiorana e su quello di alcolici e soft drink si vogliono coinvolgere Bernabei e Doreca. L’obiettivo è di creare una centrale d’acquisto unica online, attraverso la quale i gestori di bar, ristoranti e hotel possano rifornirsi. Proprio l’alto numero degli ordini dovrebbe spingere i grossisti a contenere i prezzi delle materie prime. L’adesione a questo mercato virtuale sarà libera in modo da non incorrere nelle ire dell’Antitrust.
Secondo una rilevazione di Confcommercio tra gli operatori del terziario, il 66 per cento degli imprenditori sostiene che a breve la situazione può solo peggiorare. I più pessimisti, nell’ordine, sono i comparti dell’industria ricettiva (76 per cento), della logistica (70 per cento), del commercio “no food” e bar e ristoranti (66 per cento). Oltre la metà del panel, il 56 per cento, ha lamentato nelle prime due settimane di marzo forti aumenti dei prezzi.
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