Crisi del commercio a Roma chiusi 4 negozi su 10. Saracinesche abbassate, liquidazioni per fine attività e pochissimi clienti. Così nell’era del Covid19 i negozi di Roma non sopravvivono all’estate, aggiungendosi agli esercizi già chiusi a causa del lockdown.
In tutto si contano chiusure per il 40% dei negozi a partire da marzo: il 25% nel centro e il 15% nel resto della città. Mentre sono 25mila i negozi che rischiano la chiusura da qui a fine anno; circa 5mila i bar e ristoranti. Più colpite le vie dello shopping, senza distinzione tra quartieri.
«Bisogna distinguere tra negozi di lusso, aziendali di seconda fascia e negozi di vicinato – spiega David Sermoneta, presidente di Confcommercio Centro storico Roma e di Federazione Moda Roma – I negozi di lusso non chiudono per non abbandonare la posizione strategica ma la clientela fatica a raggiungerli. I negozi di vicinato non hanno i soldi per chiudere mentre i negozi aziendali di seconda e terza fascia, esclusi dagli aiuti, non ci hanno pensato due volte, hanno chiuso e attivato la cassa integrazione. Molti hanno razionalizzato le riaperture chiudendo punti vendita».
Chi non chiude, registra comunque un importante calo di fatturato.
In centro difficoltà aggravate da ZTL.
Abbiamo chiesto a Roma Capitale di cancellare la seconda rata della TARI e di ridurre gli importi del primo semestre.